I.IL SISTEMA FORMATIVO

Il presente studio esamina una realtà molto circoscritta ed esulano dai limiti di questo lavoro "i grandi temi" che sono sottesi ad una ricerca che si occupi di formazione e lavoro; questo non significa , però, che non possano essere almeno accennati, sia per non dare niente per scontato, sia per dare la possibilità, a chi fosse interessato, di approfondirli personalmente.

In genere la molla a questo genere di ricerche è costituita dall'accelerazione dello sviluppo economico che impongono un adeguamento dei valori e dei modelli di comportamento in cui l'istruzione scolastica assume una posizione centrale.(1)

Ovvio che accettando il "funzionalismo" del processo educativo sorge il problema (sollevato soprattutto dal '68) dei condizionamenti dell'educazione e, in parallelo e più pragmaticamente, delle "ricompense" per chi segue fino in fondo il curriculum scolastico.(2)

Su questo secondo punto il dibattito è tuttora molto acceso: si va da "quelli che attribuiscono all'istruzione un incidenza minima (C.Jencks); a quelli che attribuiscono un'importanza centrale alle variabili ascritte (origine sociale:S.Bowles e H.Gintis, o sociale e culturale: P.Bordieu e C.Passeron)".(3)

Sul primo punto autori come Illich o Drucker proponevano addirittura l'abolizione della scuola o un suo forte ridimensionamento.(4)

Nella seconda metà degli anni settanta gli studi assumono aspetti meno teorici e più attenti alle dinamiche del sistema formativo italiano con studi su scuola e mercato del lavoro; il ruolo degli insegnanti; la mancata riforma della scuola superiore.

Gli anni ottanta vedono l'approfondirsi degli stessi temi e la rilevanza di altri come la selezione scolastica, il dibattito scuola pubblica- scuola privata, l'analisi comparativa delle politiche formative.(5)

Tutto questo non deve però far dimenticare che, come sottolineava V.Cesareo nel 1974,: "da un sistema formativo centrato sulla famiglia nella società pre-industriale, si è passati ad un sistema formativo centrato sulla scuola nella società industriale e, nella misura in cui si entra nella società post-industriale, l'istituzione scuola perde di fatto la funzione quasi monopolistica della conservazione e della trasmissione del sapere e mantiene a fatica un potere certificatorio, messo in crisi dalla quantità e dalla qualità del suo output". (6)

Di conseguenza sembra essersi avverata la previsione di un "policentrismo formativo" in cui la scuola contende ad altri (famiglia ?, media ? gruppi sociali ? aziende?) il compito di trasmettere nozioni e valori.



A. Il sistema scolastico

La situazione scolastica del comune di Bondeno può essere efficacemente riassunta dal quadro sinottico sottoriportato, riferito all' anno scolastico 1990/91, contenuto nel Progetto scuola elaborato dall'assessorato alla pubblica istruzione, per la corrente legislatura:(7)

(riporta tab.I.1)

Per un necessario aggiornamento, all' A.S.1993/94 risultano iscritti al liceo scientifico 112 alunni; all' istituto professionale 84 alunni; nessun alunno ai corsi di base dello IAL; la situazione negli ultimi 10 anni è fotografata nel grafico I.1..

Per quanto compete questa ricerca, ci si soffermerà ad analizzare le scuole superiori, sia per l'elevato numero di studenti che scelgono di continuare gli studi (circa l'85% dei maschi e il 90% delle femmine, secondo l'Osservatorio regionale)(8) , sia per i riflessi più immediati che questo tipo di scuola ha nei confronti del mercato del lavoro.



I.A.1. Il Liceo Scientifico

Nasce nell'a.s. 1970/71, per iniziativa di un gruppo di privati cittadini di Bondeno che riescono ad ottenere una sezione staccata del Liceo Scientifico "Roiti" di Ferrara, usufruendo di alcune aule dell'istituto di Via Veneto 29, che allora ospitava ancora alcune classi della locale Scuola Media Statale.

La storia del fabbricato, pur relativamente recente, è piuttosto varia.(9)

Nato nel 1913 come Istituto Tecnico Parificato, cambia indirizzo nel 1931/32 divenendo Scuola di Avviamento professionale; con la riforma della scuola media unica del 1962/63, diventa sede staccata della scuola media "T:Bonati", che vi mantiene alcune classi fino al 1973/74. A partire da questa data l'edificio rimane destinato esclusivamente al Liceo Scientifico.

Una profonda opera di restauro è stata compiuta dall'Amministrazione Comunale (proprietaria dell'edificio) nel 1984/85, mantenendo però inalterata la struttura esterna, la cui ala destra (ex palestra) era stata sopraelevata e trasformata in due aule nel 1940, per consentire di adibire due aule, nell'ala sinistra, ad abitazione del preside.

Sul retro dell'edificio c'è un cortile in cui è stato ricavato nel 1977/78 un campo di pallacanestro (ormai in stato di abbandono) in dotazione alla scuola per le attività sportive: manca infatti la palestra (smantellata appunto nel 1940) e, per le lezioni di Educazione Fisica, viene utilizzata la palestra della Scuola Media.

Attualmente lo stabile è composto di 5 aule normali e 4 speciali ( laboratorio di informatica, aula audiovisivi, aula di disegno, aula di lingue), biblioteca , sala insegnanti più servizi in ciascun piano.

Attrezzature. Oltre alle strutture di uso comune: banchi, cattedre, lavagne (abbastanza recenti, come la scuola del resto) di cui è fornitrice l'Amministrazione Provinciale, sono da elencare quelle dei laboratori di fisica, chimica, biologia, i sussidi audiovisivi, la dotazione della biblioteca e, dal 1987, il laboratorio di informatica.

Come sempre accade, anche in scuole meglio attrezzate, il grado di utilizzo di tali laboratori è in funzione della buona volontà degli insegnanti (manca infatti il tecnico di laboratorio) e le figure del bibliotecario e dell'operatore tecnologico scheda I.1, pur previste dall'ordinamento scolastico, sono legate a professionalità tutte da definire, nonché a situazioni di eventuale soprannumero di insegnanti.

Sicuramente più utilizzate sono l'aula di lingue, quella audiovisivi e quella di informatica (anche perché è operante la sperimentazione del Piano Nazionale di Informatica).(10)



Può essere interessante sapere che la dotazione libraria della biblioteca è così suddivisa:

- narrativa straniera 144

- narrativa italiana 219

- classici della letteratura 19

- poesia italiana e straniera 41

- critica letteraria 227

- storia della letteratura, linguistica 108

- dizionari 27

- astronomia 19

- matematica, fisica, chimica, informatica 98

- biologia, medicina, antropologia 174

- demografia, statistica 45

- religione 27

- psicologia, psichiatria, psicanalisi 26

- pedagogia, didattica, politica scolastica 56

- storia, economia, politica 315

- filosofia, sociologia 178

- cronaca e problemi contemporanei 45

- latino 60

- arte, fotografia, urbanistica, architettura 68

- cinema, musica 61

- teatro 70

- francese 26

- inglese 209

TOTALE 2262

e che nell'a.s.1990/91 sono stati presi a prestito 237 libri.



La popolazione scolastica

Come risulta dalla tabella I.2, la media degli alunni iscritti alla classe prima dal 1970 al 1993 è stato di 26,7, con punte di 46 nel 1972 che hanno permesso l'attivazione di due corsi, fino al 1977; poi, come risulta dal grafico I.2, con una eccezione nel 1979, è stato possibile attivare soltanto una classe (il limite per due era fissato oltre i 30 alunni).

La provenienza degli alunni è dal territorio del comune di Bondeno, con significative presenze dalle limitrofe zone del mantovano e del rodigino; (scheda I.2) potrebbe essere sviluppata ulteriormente la attrazione nei confronti di Vigarano, considerando la presenza della ferrovia ed il fatto che sono circa una ventina gli alunni di Vigarano frequentanti la sede di Ferrara del liceo scientifico.(11)

Anche per l'a.s. 1992/93 ci sono , iscritti alla prima, 2 alunni di Salara (RO), 1 di Ficarolo(RO), 2 di Sermide (MN), 1 di Felonica (MN); 6 provengono dalle frazioni del comune e i restanti 9 da Bondeno capoluogo.

Ripetenze e abbandoni.

Il fenomeno ha limiti fisiologici: nell'a.s.1991/92 ci sono stati 3 bocciati (due dei quali reiscritti) e 22 rimandati a settembre (5 in prima, 7 in seconda, 4 in terza, 6 in quarta) poi promossi.

Il corpo insegnante.

Per comprendere meglio i problemi di organico e i conseguenti ritardi nelle nomine, bisogna tenere presente che la maggioranza delle cattedre hanno bisogno di due corsi completi per completarsi; essendoci a Bondeno un solo corso (5 classi), le cattedre in ruolo sono 1 di lettere, 1 di Italiano e latino, 1 di matematica e fisica, 1 di storia e filosofia, 1 di inglese (quella di matematica e fisica del biennio è ancora sperimentale).

Si intuisce, pertanto che una certa continuità si può avere solo su queste cattedre (che naturalmente hanno la tendenza ad essere occupate stabilmente da insegnanti residenti nel comune); mentre le altre sono soggette ad un continuo turn-over di insegnanti che ambiscono a cattedre più vicine al luogo di residenza, in organico, in una sola sede, quindi intenzionati a trasferirsi.

Con questo non si vuole assolutamente dare un giudizio di merito, (non necessariamente la continuità didattica è una caratteristica positiva), ma solo sottolineare che le difficoltà di una sede staccata sono "costituzionali" o, forse meglio, "istituzionali".

L'impronta alla scuola, quindi, finisce con l'essere data dagli insegnanti "fissi" (la presidenza di Ferrara è stata anch'essa soggetta a cambiamenti) e le scelte di "politica scolastica" dipendono dalla maggiore o minore presenza di rappresentanti locali nel Consiglio di Istituto e dalla attività dell' "addetto alla vigilanza della sede staccata"(12).

Attualmente (l'organismo si rinnova ogni 3 anni e le ultime elezioni sono del febbraio 1992), non ci sono rappresentanti di Bondeno nel Consiglio di Istituto.

Nel passato uno dei periodi più "partecipati" ,da questo punto di vista, è stato all'inizio degli anni '80 con la presidenza di un genitore di Bondeno, un rappresentante degli studenti e tre insegnanti in Consiglio, oltre ad un'intensa attività di raccordo con l'ente locale.

Non a caso, in quel periodo si inserisce anche il tentativo di ottenere l'autonomia da Ferrara accompagnato dalla proposta di un progetto di sperimentazione molto ambizioso (13)

Il "polo" scolastico.

L'occasione di contatto tra le scuole era stata offerta dalla "Commissione per il diritto allo studio", che si insediava proprio in quegli anni per effetto di una legge regionale; in questa sede ci si rese conto che distribuire quei pochi finanziamenti, ripartendoli per scuole, significava disperdere risorse.

Maturò allora l'idea tra i responsabili del liceo, dell'Einaudi, dello IAL di creare un "polo scolastico" (non tanto fisicamente, come a Codigoro, quanto praticamente) ogni scuola potesse usufruire delle attrezzature dell'altra e che. ogni istituto, nella sua autonomia, proponesse un corso sperimentale da affiancare a quello tradizionale.



Per quanto riguarda il Liceo si pensò ad un indirizzo linguistico, per l'Einaudi ad un tecnico-amministrativo, per lo IAL ad un corso che formasse nuove figure professionali nel campo dell'agricoltura (tecnici dell'ambiente).

Il Comune di Bondeno appoggiò l'iniziativa e incaricò come esperto il Prof.Pasquale Modestino (già artefice della prima sperimentazione al Classico di Ferrara); furono coinvolte le associazioni degli industriali e si interessarono le aziende di trasporto , per consentire l'allargamento del bacino d'utenza ai comuni limitrofi del mantovano e del rodigino.

La procedura seguì il normale iter burocratico, ottenendo il parere favorevole del collegio dei docenti di Ferrara, del Consiglio di Istituto, del distretto, del Consiglio scolastico provinciale, dell'IRRSAE, ma si arenò al Ministero.(14)

Altre iniziative. Una così stretta coesione tra le varie istituzioni presenti sul territorio non sembra essersi più verificata, ma questo non significa che l'iniziativa di alunni e docenti non abbia prodotto risultati tangibili (qualificazione a concorsi, mostre, partecipazione ad iniziative culturali del Comune).

In particolare, la più recente occasione d'incontro tra politici, operatori scolastici e rappresentanti del mondo del lavoro è stato il convegno del 21 aprile 1990, nel quadro delle celebrazioni del ventennale del liceo (vedi scheda I.3).



I.A.2 L'Istituto Professionale

La sezione di Bondeno nasce nell' anno scolastico 1963/64 come coordinata all'Istituto Professionale di Stato per il Commercio "L.Einaudi" di Ferrara e, fino al 1990/91 ospita solo l'indirizzo per Segreteria d'Azienda.

Dall'anno seguente, nell'ambito del Progetto '92, scheda I.4, è stato attivato un corso sperimentale ad indirizzo economico aziendale e turistico (dopo il biennio si sceglie la qualifica aziendale o turistica); era stato richiesto anche l'indirizzo Abbigliamento e Moda, ma, finora, non risulta essere stato concesso.

L'edificio, ristrutturato nel 1977/78, conta n.5 aule + 1 aula ricavata dall'atrio del primo piano (se ne prospetta l'utilizzazione come biblioteca, data l'assoluta inadeguatezza dell'ubicazione di quella attuale: un ripostiglio!) + 1 aula di calcolo + 1 di dattilografia.(15)

La popolazione scolastica

La scuola ha sempre avuto 1 o 2 corsi (di tre classi) completi fino all'a.s. 1990/91 (in cui non è stato possibile formare una prima e, pertanto, c'erano 13 alunni in 2^ e 27 in 3^).

Con la sperimentazione del Progetto '92, già l'anno seguente (91/92), c'erano due prime, per un totale di 32 allievi ( i 13 di seconda si erano divisi nei vari indirizzi di Ferrara per frequentare la terza); di questi, a fine d'anno risultavano promossi in 9, rimandati 12, respinti i rimanenti.

A settembre 1992, dopo gli esami di riparazione, risultavano iscritti alla prima 34 alunni, alla seconda 22; quindi nell'a.s. 1992/93 l'istituto contava due prime e una seconda.(16)

Nel frattempo, come al solito per via amministrativa, il Progetto '92 , da sperimentale, è diventato ufficiale e, per la sede di Bondeno, sono stati autorizzati due indirizzi di qualifica: Operatore della gestione aziendale e Operatore dell'Impresa turistica (per i dettagli vedi la scheda I.4 distribuita dalla scuola stessa).

Il numero degli alunni (per l'anno 93/94 sono 16 e 17 nelle due prime, 12 e 17 nelle due seconde e 22 in terza) ha consentito di attivare uno solo dei due corsi; però è previsto il biennio post-qualifica integrato che consentirà di attivare a Bondeno le classi quarta e quinta nei prossimi anni.(17)

Come si vede dal grafico I.3 (ricavato dalla tabella I.2 degli iscritti alla classe prima) , il maggiore "affollamento" si è avuto negli anni '80, con una brusca e radicale caduta nel 90-91, per poi riprendersi , grazie alla sperimentazione.

Confrontando l'andamento degli iscritti con quelli del liceo (vedi grafico I.4 ) non sembra esserci una relazione tra i due: ad esempio nell'anno 1991, nonostante la caduta a 0 degli iscritti, il liceo non ha visto aumentare le sue iscrizioni e, viceversa, l'anno seguente, pur con la brusca risalita a 32 degli iscritti all'Einaudi, il numero dei liceali è rimasto invariato.

E' abbastanza evidente quindi che le due scuole si rivolgono a tipologie di allievi del tutto differenti.

Più ampia, rispetto al liceo, è anche la provenienza geografica degli alunni: oltre alle solite provincie di Mantova e Rovigo, la scuola annovera anche allievi di Cento e Ferrara e del modenese.(vedi tab.I.4).(18)





Il corpo insegnante.

Come si è già detto per il liceo, il problema delle sedi staccate è la difficoltà di avere corsi completi e , quindi, insegnanti stabili: per il passato, solo nel 85/86 con 2 corsi, si è potuto realizzare parzialmente questo obiettivo.(19)

Erano con orario di cattedra gli insegnanti di lingue, di lettere, di matematica, di tecnica, di dattilografia, di stenografia ; anche il quadro orario particolare (le ore sono di 50 minuti, per adeguarsi agli orari dei trasporti) dalle 7.50 alle 13, crea problemi per i professori con più sedi (anche vicine come il liceo).

Diminuendo tali difficoltà di organizzazione oraria ed avendo più insegnanti con solo una sede, fu possibile avviare contatti con l'esterno.

In particolare, oltre al già citato progetto di "Polo scolastico", si partecipò al Cineforum assieme agli studenti del liceo, ci fu un corso sull'uso del computer per docenti e allievi tenuto allo IAL, si attuò (in sede di Commissione per il diritto allo studio) un progetto di scambio di servizi con le altre scuole.

La sede di Ferrara partecipò all'opera di rinnovamento inviando attrezzature (l'aula di calcolo, il primo computer), ma, mancando un preside stabile, non potè dare impulso alla sperimentazione.



Così, anche per la mancanza di una valida politica di orientamento (i contatti con la scuola media furono molto episodici) l'immagine della scuola restò ancorata a vecchi schemi, le qualifiche non erano più rispondenti alla mutata realtà occupazionale e, comunque, chi era motivato a completare gli studi doveva rivolgersi alla sede di Ferrara.

Attualmente, come già sopra ricordato, la sperimentazione ha portato nuova linfa all'istituto, anche in termini di insegnanti "stabili" (5), che avendo orario completo di cattedra nella sede di Bondeno e essendo, alcuni, anche residenti nel Comune, possono seguire meglio le attività della scuola.





I.A.3 Lo IAL

Lo IAL di Bondeno è sede periferica dell'omonimo istituto di formazione (Istituto Addestramento Lavoratori) promosso dalla CISL nel 1955; quello di Bondeno nasce nel 1968, con un corso di formazione per meccanici, vista la disponibilità di lavoro presso la locale azienda meccanica Bignozzi.(20)

A questo primo corso, che si teneva nei locali del "2000" (ex casa del fascio, poi casa del popolo e, attualmente, sede della Biblioteca Comunale, di un bar e di associazioni di partito), si aggiungono poi quello per saldatore e per contabile aziendale; la sede, nel frattempo, si sposta nella zona artigianale in un edificio di proprietà comunale.

Tutti questi corsi sono biennali e di "base", vale a dire per allievi usciti dalla scuola dell'obbligo al fine di qualificarli per un lavoro; gli alunni coinvolti in questi primi anni sono complessivamente circa 150, distribuiti su 6 classi.

La contabilità aziendale viene però ben presto abbandonata (anche perché si pone in concorrenza con l'Istituto professionale); rimangono attivi i corsi biennali per saldatore e meccanico, di 1200 ore annuali, frequentati mediamente da 20 allievi per corso, con abbandoni di circa il 10%.



Dal 1983 il corso per meccanico viene trasformato in elettromeccanico , ma chiude dopo 2 anni; dal 1985 rimane attivo dei corsi di base, solo quello per saldatori, con 24 ragazzi nell'a.s.1990/91, 22 nel 91/92 e solo 4 nel 92/93: il che porta alla chiusura dell'esperienza.

E' evidente, quindi, come la maggior domanda di scolarità abbia influito sulle scuole a ciclo corto, rendendo necessari adattamenti dell'offerta formativa: infatti lo IAL (ma anche tutta la Formazione Professionale in genere)ha attivato corsi "di 2 livello" (destinati a giovani diplomati/laureati in cerca di prima occupazione e corsi "di formazione permanente" (destinati a lavoratori in attività).

Accanto a questa attività istituzionale e continua, vengono proposti anche corsi complementari alla scuola secondaria superiore (attività di informatica per studenti del locale liceo scientifico e di disegno tecnico al computer, CAD, per studenti dell'istituto per geometri).

Di volta in volta, su richieste specifiche di aziende o enti pubblici, vengono attivati corsi di formazione/aggiornamento per dipendenti, ferma restando la vocazione "informatica dell'istituto (c'è un rapporto privilegiato con" Autodesk" di Basilea, ditta produttrice di AutoCAD.

Per una informazione più dettagliata riguardo ai corsi proposti nell'a.s.93/94, vedi la tabella seguente.



Il personale utilizzato stabilmente nel centro è composto da:

- 1 direttore;

- 1 coordinatore/progettista;

- 1 responsabile gestione amministrativa;

- 2 collaboratori amministrativi;

- 4 docenti;

- 1. bidello part-time.(21)



Prospettive future:lo I.A.L. si pone come cerniera tra la scuola ed il lavoro, accentuando ulteriormente (con la prospettiva dei mutamenti introdotti dal progetto di riforma della scuola superiore) la sua caratterizzazione "scolastica".

I.B. La popolazione scolastica

Per inquadrare meglio il fenomeno locale, occorre dare alcune informazioni di carattere nazionale desunte dal 25^ rapporto CENSIS, riferito al 1991.(22)

Vi si evidenzia come il calo demografico del numero degli allievi, dalla materna alla media inferiore, sia in atto da ormai un decennio, senza inversione di tendenza (può essere interessante vedere in dettaglio i dati quantitativi del fenomeno: Tab.I.5).

Per la superiore si vede invece un incremento costante, anche se, nel 90/91, decisamente più contenuto, il che si spiega col crescente numero di allievi che si iscriveva alla scuola superiore (Cfr.Tab.I.6)

Se però osserviamo in dettaglio, per l'anno scolastico 1990/91, l'affluenza degli iscritti alla prima classe della scuola superiore, si nota come la diminuzione dell'1,2% dell'anno precedente, si sia ulteriormente accentuata :3% (tab.I.7).

A farne le spese sono, nell'' ordine,: Istituti tecnici commerciali (-5,4%); Scuole e istituti magistrali (-5,3%); Istituti d'arte e licei artistici (-3,7%).

Il peso relativo dei diversi tipi di scuole non ne risulta però molto intaccato (vedi tab.I.8), confermando delle preferenze ormai consolidate (vedi grafico n.I.5).

I tassi di scolarità della tab.I.9, confrontati con quelli di altri paesi europei, permettono poi di far rilevare una caratteristica che ci apparenta a Spagna, Grecia e Irlanda: l'alto tasso di dispersione scolastica.

Lo si nota ancor meglio nel quadro sincronico di scheda I.5, relativo all' A.S.. 1988/89 (tra parentesi i dati dell'anno precedente): in pratica, supponendo pari a 100 gli iscritti al primo anno di scuola media, solo 10 di questi arrivano alla laurea. (23)

La si può confrontare con un quadro, stavolta dinamico e diacronico (nel senso che sono stati rilevati i flussi fin dalla prima elementare e negli anni "giusti"), che ci presenta una scuola ancora precedente la riforma degli esami di maturità, precedente l'introduzione della scuola media unica, precedente la liberalizzazione degli accessi universitari (insomma quella che alcuni definiscono la scuola "seria"): si può notare che qui alla laurea arrivava il 6,5% degli iscritti alla prima elementare.(scheda I.6) (24)

Uno degli sbocchi di questo flusso in uscita, che ci riguarda sia per la sua presenza sul territorio considerato, sia per i rapporti che ha col mercato del lavoro, è quello della formazione professionale, che raccoglie circa 260.000 allievi, quasi tutti però nell'Italia settentrionale (tab.I.10).

Per concludere il discorso sull'istruzione superiore, forniamo infine una tabella (I.11) sull'' andamento delle immatricolazioni, da cui si rileva un trend generale di crescita con alcune significative eccezioni: il gruppo agrario nell'89/90; il gruppo medico nei primi tre anni considerati e ora in lieve ripresa; i corsi di diploma.

Stando così le cose, c'è da chiedersi quale sarà il destino dei Diplomi Universitari (detti anche lauree brevi Cfr. scheda I.7 ) di recente istituzione, 156 dei quali proposti nella nostra regione (CLUEB: p.93)



Come sopra accennato, il panorama della scuola superiore è destinato a mutare profondamente nei prossimi anni, sia dal punto di vista strutturale (riforma, sperimentazioni, calo demografico) sia dal punto di vista qualitativo.

In questa sezione l'aspetto più rilevante di cui ci occupiamo è quello del calo demografico: nella tabella I.12 vediamo gli iscritti alla prima classe, divisi per tipo di scuola, dall'A.S.. 1987/88 al 1994/95 (ovviamente fino al 1989 sono i dati reali, per gli anni successivi si tratta di previsioni) relativamente alla provincia di Ferrara.(25)

Considerando che il bacino di utenza non dovrebbe cambiare e che è altamente improbabile l'istituzione di nuove scuole, queste cifre, basate sul numero di iscritti attuali alla scuola dell'obbligo e su di un tasso di passaggio dalla media alla superiore che si avvia a toccare il 90% di media (tab.I.13), sono decisamente rilevanti: si passa, infatti, da 16.000 iscritti a circa 13.000 con un calo del 20% c.a.

Considerando, come abbiamo visto sopra, più o meno stabili le scelte degli alunni riguardo al tipo di scuola, vediamo dalla tab.I.14, come, facendo pari a 100 il numero indice degli iscritti per l'a.s.1987/88, il calo maggiore lo abbiano gli istituti e scuole magistrali (che vedono dimezzarsi il numero degli iscritti), poi gli istituti d'arte e i licei artistici (al 57%), gli istituti professionali (61%), i licei 72% ed infine gli istituti tecnici che si mantengono pressoché costanti.

Questi dati vanno però ulteriormente interpretati: se è vero infatti che le magistrali registrano il calo maggiore, è altrettanto vero che in valori assoluti (vedi tabella I.12) questo significa un calo di circa 500 alunni; mentre il minor calo percentuale dei professionali, significa in realtà la perdita di 1800 alunni (sempre solo in provincia di Ferrara).

E' possibile anche analizzare in dettaglio la situazione di Bondeno, avvalendosi di uno studio dell'Amministrazione Provinciale di Ferrara (26)

Vediamo anzitutto dalla tabella I.15 (elaborazione propria, su dati dell'Amm.ne prov.le, cit.) come si sono distribuiti gli studenti residenti nel comune di Bondeno tra le scuole superiori del distretto di Ferrara (per ulteriori dettagli Cfr. anche le schede di I.B.2) negli anni dal '83 al '90.

Il primo dato che si verifica è una crescita costante degli studenti frequentanti (i dati si riferiscono al totale degli iscritti per l'istituto e l'anno considerati) fino all'A.S.. 1987/88, poi quelli di Ferrara si stabilizzano (vedi grafico I.6), mentre quelli di Bondeno hanno un calo abbastanza pronunciato; calo destinato ad aggravarsi se guardiamo la proiezione fino al 2000 degli studenti frequentanti la scuola media ,roiezione attendibile perché basata sulla rilevazione demografica (tab.I.16).(27)

Altro dato è la costanza, nei valori relativi , delle scelte operate dagli studenti (le variazioni più pronunciate si hanno per Istituti Tecnici Industriali e Istituto professionale Alberghiero) graf. I.7

Gli stessi dati, organizzati in modo 'diacronico' e divisi per ordini di scuola, li possiamo verificare nei grafici I.7.1,2,3.



I.B.1 La distribuzione sul territorio

Relativamente a Ferrara, considerando la percentuale di iscritti per tipo di scuola, in un anno campione come l'85/86,(prima della divaricazione) vediamo che ovviamente le scuole locali hanno un numero di iscritti percentualmente superiore a quello delle scuole analoghe di Ferrara: in particolare lo Scientifico assorbe gli iscritti del Classico e l'Istituto Professionale per il Commercio quelli dell'Istituto Tecnico Commerciale (grafico I.8, ricavato dalla tabella I.17).

Un dato specifico di Bondeno, che troveremo confermato anche in altre tabelle, è l'alto numero di iscrizioni all'IPSIA, Istituto Professionale di Stato per l'Industria e Artigianato, (quasi il doppio in percentuale; altro dato da sottolineare è che gli iscritti all' Istituto Prof.le "Navarra" sono solo una parte di coloro che seguono questo indirizzo: altri vanno all'Istituto Tecnico Agrario di Finale (come vedremo da un'altra tabella.

Osservando poi più in dettaglio la tabella dei bondenesi frequentanti le scuole del distretto di Ferrara, occorre precisare che i dati dello scientifico e dell'istituto professionale sono quelli delle sedi di Bondeno e riguardano solo gli iscritti residenti a Bondeno (quindi inferiori al numero totale degli iscritti) , ma, nella sezione seguente, pubblichiamo anche i dati delle sedi di Ferrara.(28)



Già dai dati precedenti, si intuisce che la presenza di due scuole superiori trattiene a Bondeno una discreta percentuale di studenti (ad es. per l'a.s.89/90, 146 alunni, pari al 24% della popolazione scolastica); volendo fare un paragone con Cento (tab.I.18) è evidente come il maggior numero e varietà degli istituti riesce a trattenere in loco il 93% della popolazione.

Si nota anche una certa complementarietà degli istituti di Bondeno e Cento (quella che in un primo tempo, aveva fatto unire nello stesso distretto scolastico i due paesi), ma, di fatto, l'assenza di trasporti e l'estraneità di tradizioni culturali comuni (29), non hanno mai permesso uno scambio quantitativamente rilevante (Cfr. tab. I.19).

Analizzandola più in dettaglio (a parte l'errore che attribuisce al liceo 24 iscritti, invece di 77,( come si ricava da altra fonte della stessa Amministrazione, oltre che da verifica diretta ) si vede come l'IPC di Bondeno sia l'unico che attira studenti anche da Cento, mentre nessuno studente di Bondeno frequenta scuole di Cento.

Allargando l'area considerata alle provincie limitrofe, vediamo come per l'anno considerato 87/88, l'Einaudi abbia alunni provenienti da Mantova (2), Modena (1), Rovigo (4); il Liceo da Mantova (2) e da Rovigo (9).

La situazione si può riassumere con il grafico I.9 tratto da Osservatorio e , opportunamente integrato, che rappresenta i flussi in entrata ed in uscita tra i distretti.(30)

Se poi si vuole avere una visione "microscopica" dei flussi, possiamo analizzare la tabella I.20 delle preiscrizioni della scuola media alle superiori per l'a.s.1990/91, da cui risulta evidente la tendenza "centrifuga" della popolazione scolastica di Bondeno.



Il personale docente



I dati nazionali, in valori assoluti, per l'a.s.1991/92 , sono:

- scuola materna 73.130;

- elementari 250.983;

- medie 222.051;

- secondarie superiori 217.762.



E' evidente che il calo della popolazione scolastica avrà dei riflessi immediati sull'occupazione: in positivo dovrebbe calare il tasso di disoccupazione (forse), in negativo si creano problemi di collocamento per il personale scolastico in esubero..

Dalla tab.I.21, si vede come il fenomeno (coerentemente con l'andamento della popolazione studentesca) si è verificato finora nella scuola dell'obbligo, ma, alla luce dell'andamento delle iscrizioni, è ipotizzabile una contrazione dell'organico anche alle superiori.(31)

I meccanismi di contenimento del fenomeno finora adottati dall'amministrazione, sono stati improntati alla salvaguardia del posto di lavoro degli insegnanti attraverso vari provvedimenti:



- introduzione del modulo (più insegnanti per classe) alle elementari;

- passaggio di cattedra dalle medie alle superiori per insegnanti forniti di abilitazione;

- legge sulla mobilità; (32)

- Dotazione Organica Aggiuntiva; (33)

- pensionamento anticipato.

In realtà quest'ultimo provvedimento (per gli insegnanti la legge consente il pre-pensionamento con 19 anni 6 mesi e un giorno di servizio (34)) si configura più come un esodo volontario, in vista della riforma previdenziale (vedi tabella I.22 )



La situazione locale

Per quanto riguarda le scuole superiori in provincia di Ferrara, i cali in alcune scuole (per il dettaglio vedi le schede nella sezione seguente) sono compensati dalla crescita in altre: la variazione delle classi dell'organico dal 91/92 al 92/93 mostra 23 classi in meno e 24 in più. (35)

I posti DOA alle superiori sono 37 (vedi tabella I.23) , divisi secondo le materie seguenti:

TAB.I.24

Gli insegnanti delle superiori pensionati dal 1/9/92 sono 64 con predominanza di lettere ed educazione fisica; dell'ITC e dell'ITIS; e, ovviamente della sede di Ferrara.

TAB.I.25





I.B.2 Analisi delle tipologie scolastiche

Fino alla riforma prossima ventura (che si presume semplificherà questa struttura), l'istruzione superiore in Italia è divisa in 4 ordini di scuole, ciascuna facente capo alla rispettiva direzione generale, presso il Ministero della P.I.:

- Istruzione classica, scientifica, magistrale;

- Istruzione artistica;

- Istruzione tecnica;

- Istruzione professionale.(36)

In questa sezione si analizzeranno le scuole esistenti sul territorio limitatamente a quelle frequentate dagli studenti di Bondeno: in ogni scheda (SCHEDE 10-26 ) sono riportate le caratteristiche principali, lo schema orario - tradizionale e sperimentale-, il grafico sugli iscritti, in totale e provenienti da Bondeno.(37)

Per avere un quadro organico dell'evoluzione della sperimentazione, abbiamo riportato nella scheda I.8, parte di un articolo di Salvatore Ferro sulletipologie dei modelli sperimentali.(38)

E, nella scheda I.9, l'aggiornamento all'anno scolastico 1992/93, da un articolo di Laura Novati.(39)

Come si è visto il programma dell'istruzione superiore è ormai abbastanza variegato: la maggior parte degli interventi sperimentali va nella direzione dei nuovi programmi elaborati dalla commissione "Brocca" (vedi scheda I.27), o verso i progetti assistiti dell'istruzione tecnica e professionale, mentre per licei e magistrali c'è un certo disorientamento dovuto alla sovrapposizione di due diversi progetti (uno ministeriale con C.M 27/1991 e quello Brocca) entrambi riguardanti gli indirizzi linguistico e socio-psico-pedagogico; in linea di massima le magistrali hanno optato per quello ministeriale, i licei per il "Brocca".

Nella tabella seguente diamo il riepilogo dei progetti coordinati e il dettaglio delle nuove sperimentazioni approvate per il 1992/93 dall'IRRSAE , relativamente alle scuole della provincia di Ferrara. (40)



TAB. I.26 NUOVI PROGETTI

LG Ariosto-Ferrara Brocca-classico

LG Ariosto-Ferrara Brocca-scientifico

IM Cremonini-Cento pedagogico C.M.27

IM Cremonini-Cento linguistico C.M.27

IM Carducci-Ferrara pedagogico C.M.27

LS Roiti-Ferrara seconda lingua (inglese)

LS Don Minzoni-Argenta Brocca-scientifico

ITC M.Polo-Ferrara PNI al biennio

ITC M.Polo Brocca-economico

ITC Monti-Ferrara Brocca-economico

ITI Copernico-Ferrara PNI biennio *

ITC Burgatti-Cento corsi per geometri **

* Piano Nazionale Informatica

** denominazione: Sirena-Cinque-Eta

*** denominazione: Mercurio



I.B.3 Centri di formazione professionale

«L'offerta formativa è rivolta a quattro fasce di utenti:

a) la formazione di base rivolta agli usciti dal ciclo dell'obbligo scolastico con età compresa tra i 15 ed i 18 anni circa;

b) la formazione di "secondo livello" (di qualificazione e raccordo) rivolta ai diplomati delle scuole superiori o più raramente a laureati, che ritengono di dover integrare la loro preparazione culturale con conoscenze tecnico-pratiche specifiche, in genere con diplomi "deboli", alla ricerca di un corso integrativo di raccordo con la domanda espressa dalle imprese con età compresa dai 19 ai 29 anni, ma con una prevalenza fino a 24 anni;

c) la formazione sul lavoro per lavoratori occupati sia dipendenti che autonomi con esigenze di riqualificazione professionale connesse alle innovazioni e ai cambiamenti insiti nella organizzazione della produzione, con età compresa in generale tra i 30 e i 44 anni; .

d) la formazione integrativa è infine rivolta agli allievi delle medie superiori che ritengono di dover integrare una preparazione scolastica superiore che in genere dura 3 anni ed è rivolta in genere a giovani dai 16 ai 18 anni.

Un primo livello di approssimazione è dunque dato dall'andamento demografico di queste classi di età, che rappresentano le potenziali leve "scolari" di base dei 4 segmenti di offerta formativa in Provincia di Ferrara dal 1988 al 1995.



L'andamento demografico dei prossimi 7-8 anni, nell'ipotesi di saldi migratori nulli mette in luce come l'utenza potenziale dei corsi della formazione professionale di base subirà una netta riduzione, pari al 33% a causa del declino demografico, ovviamente ceteris paribus, cioè in assenza di variazioni nei tassi di passaggio dalle medie inferiori alle superiori e in assenza di riforme attese come l'innalzamento a 16 anni della scuola dell'obbligo. L'utenza potenziale dei corsi di formazione professionale di "secondo livello" subirà una riduzione del 12%, mentre la popolazione in età potenziale di lavoro delle classi centrali subirà un aumento contenuto.» (41)

Nei prospetti seguenti (Tabb.I.27 e 28)la tendenza alla diminuzione è già chiaramente visibile. (42)

Un panorama preciso sulle caratteristiche dell'offerta formativa in provincia di Ferrara ci è fornito dalle seguenti tabelle:I.29 e 30 ( (43)); la tabella I.31 chiarisce anche il numero di utenti coinvolti nell'a.s.1988/89.

Un elenco preciso delle qualifiche ottenibili coi corsi di base non è possibile fornirlo, perché (come abbiamo già visto per lo IAL di Bondeno) i corsi vengono attivati solo in presenza di iscritti e attualmente la concorrenza tra Formazione Professionale (offerta dai CFP) e Istruzione Professionale (offerta dalla scuola superiore) è forte e vede quest'ultima preferita.

Il più recente progetto di riforma della superiore (vedi capitolo seguente), cerca però di integrare queste due realtà, impegnando i corsi di formazione professionale a offrire corsi di supporto ai frequentanti l'istruzione superiore: un primo risultato lo si può già vedere dove la sperimentazione (Progetto '92) è già attiva.

Infatti, ad esempio, proprio a Ferrara, a cura dell'ENAIP, sono stati progettati e programmati 5 corsi: 3 per il settore agricolo (rivolti agli allievi del 4 e 5 anno dell'Istituto Professionale per l'Agricoltura) e 2 per il settore alberghiero (per l'Istituto professionale alberghiero).(44)

A titolo indicativo, la guida alla scelta dopo la scuola media (45)

riporta i seguenti:



-specializzato di azienda ortofrutticola;

-riparatore di macchine agricole;

-installatore impianti elettrici;

-meccanico motorista;

-attrezzista;

-montatore-manutentore metalmeccanico;

-carpentiere;

-tubista-termoidraulico;

-operatore macchine utensili;

-operatore in telecomunicazioni;

-analista chimico-industriale;

-operatore grafico;

-operatore dell'abbigliamento;

-pasticciere;

-contabile;

-gestione commerciale;

-estetista;

-parrucchiere;

-dattilografo;

- operatore al computer;

- infermiere professionale (presso l'USL, dopo due anni di scuola superiore).





I.C LA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE

Prima di ogni altra considerazione dalla tab. (I.32 del CENSIS) vediamo come la spesa per l'istruzione sia in media con le altre nazioni più sviluppate; quello che fa intuire un certo squilibrio è il fatto che il 98% di tale spesa sia per il personale e rimanga quindi ben poco spazio per gli investimenti (tab.I.33).

1 . Il dibattito politico sulle ipotesi di riforma

Come ormai universalmente noto la struttura portante del nostro sistema scolastico superiore si basa ancora sulla riforma Gentile del 1925, i cui programmi furono epurati dai riferimenti fascisti da una commissione presieduta da un colonnello USA nel dopoguerra.

Da allora si susseguono in sede politica perpetui dibattiti, che lasciano formalmente le cose come stanno, ma, riforme di tipo amministrativo hanno di fatto (lo si è visto nel paragrafo precedente) cambiato la fisionomia di quasi tutte le scuole.

In questa sede ci limitiamo ad una breve scorsa di quanto è accaduto negli ultimi anni, rimandando, per il periodo precedente a due testi 'chiave':

Gozzer G., Rapporto sulla secondaria, Coines, Roma, 1973;

Fadiga Zanatta A.L., Il sistema scolastico italiano, Il Mulino, Bologna 1976.



Totalitarismo formativo, così chiama Gozzer (46) la fase che si apre all'incirca con l'VIII legislatura (1979), per l'esigenza, esplicitamente rifiutata in precedenza sia dal documento di Frascati, sia dalla commissione Biasini, di dare una risposta immediata, totalizzante e per via esclusivamente legislativa alla riforma della secondaria superiore.

In questa fase il nodo diventa ben presto quello della formazione professionale che per alcuni doveva essere sostitutiva dell'obbligo scolastico, per altri integrativa.(47)

La discussione su questo punto durò per tre anni in commissione e, quando si arrivò in aula, una serie di emendamenti e di veti incrociati fece naufragare il progetto.(48)

La IX legislatura il PCI ripropone il testo approvato alla Camera; la DC quello approvato in commissione al Senato: ovviamente la polemica si trascina senza né vincitori né vinti fino alla seconda metà del 1985 quando il PSI, per bocca del sen.Covatta, ritira il suo appoggio ad un progetto di riforma globale, orientandosi su "una strategia più articolata e gradualista, basata su provvedimenti parziali, indicando una priorità per la questione dell'obbligo e del biennio".(49)





Era nel frattempo diventata ministro della p.i. la senatrice Falcucci, che lega il suo nome al Piano Nazionale Informatica , mettendo a disposizione fondi per aggiornamento in massa dei docenti di Matematica e fisica, acquisto laboratori, sperimentazione di nuovi programmi: è' la prima massiccia innovazione dal dopoguerra i cui risultati siano ricaduti nelle scuole, costringendo gli insegnanti a misurarsi con nuovi processi educativi .

Mentre in Parlamento è stallo sulla ennesima legge quadro, il ministro affida ad una commissione la stesura di nuovi programmi per il biennio della secondaria superiore , ma l'opposizione dei tradizionalisti e la fine anticipata della legislatura (1987) impediscono la possibilità di varare un decreto con i nuovi programmi.

La X legislatura, caratterizzata dall'assenza di un dibattito parlamentare sull'argomento e dall'alternarsi di diversi ministri (che preferiscono però privilegiare progetti singoli (50)), affida, nel febbraio del 1988, alla commissione Brocca il compito di formulare nuovi piani di studio anche per il triennio della secondaria superiore (vedi scheda I.28) che vengono presentati alla stampa nel marzo 1992.

Nel frattempo, in Senato, viene approvato, in sede referente il 30 gennaio 1992 il nuovo testo (presentato dal senatore Mezzapesa) sull'ordinamento della scuola secondaria superiore e sul prolungamento dell'istruzione obbligatoria, che dovrebbe rendere possibile il passaggio alla fase attuativa dei nuovi programmi.

Vale la pena soffermarsi sulle caratteristiche salienti di quest'ultimo progetto, sottolineandone anzitutto le finalità (art.1):

" La scuola secondaria superiore comprende tutti i corsi di istruzione scolastica immediatamente successivi alla scuola media. Ad essa si accede con la licenza della scuola media. La scuola secondaria superiore ha il fine di promuovere lo sviluppo della personalità degli studenti attraverso una formazione culturale e una preparazione professionale di base che consentano l'accesso all'istruzione superiore, universitaria e post-secondaria, e al mondo del lavoro. La scuola secondaria superiore promuove altresì l'acquisizione di autonome capacità di apprendere, di scegliere e sperimentare; accresce il livello delle conoscenze e delle attitudini critiche; favorisce la consapevole partecipazione alla vita democratica.

La frequenza della scuola secondaria superiore consente l'assolvimento dell''istruzione obbligatoria prolungata ai sensi degli articoli 9 e 10 della presente legge." .(51)

La struttura delineata non è più quella tripartita (licei-magistrali, tecnica, professionale), bensì bipartita: liceale (che assorbe anche i tecnici e le magistrali, a ciclo quinquennale) e professionale (triennale con corsi post-qualifica).

Vengono introdotte inoltre attività di orientamento, recupero e corsi per lavoratori; ma la novità è costituita dalla possibilità di affidare l'assolvimento dell'obbligo scolastico (prolungato a 16 anni) anche a corsi regionali di formazione professionale.

"Per soddisfare a particolari esigenze formative professionali ed artistiche, anche in rapporto a specifiche attività produttive presenti nel territorio, possono essere istituiti corsi di istruzione secondaria superiore ad ordinamento speciale...anche da altre amministrazioni ed enti pubblici" sia in sedi proprie, sia presso scuole secondarie statali.

Il personale per le materie "comuni" può essere preso dai ruoli dello stato (preferibilmente dalla DOA), o nominato dagli enti tra coloro che hanno titoli analoghi a quelli richiesti dallo stato per le stesse mansioni.

Per quanto attiene agli indirizzi si delega il governo, sentite le commissioni parlamentari ed il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, ad emanare appositi decreti entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge.



Si arriva così alla XI legislatura (elezioni del 5 dell'aprile 1992 ) l'onorevole Brocca non viene rieletto; il senatore Manzini e altri presentano il disegno di legge n.725, riprendendo le linee del ddl 2343 "Mezzapesa" (compresa la possibilita' di adempiere all'obbligo scolastico presso corsi regionali di formazione professionale).

Particolare rilievo in questo progetto, acquistano le attività di orientamento, i corsi ad ordinamento speciale, il prolungamento dell'obbligo, l'attività di monitoraggio, le attività integrative, i corsi post-secondari.

Tra i soggetti individuati per tali attività figurano enti, regioni, province, imprese in accordo con le scuole che acquistano autonomia amministrativa, organizzativa, didattica.

Il senatore Alberici ed altri presentano il disegno di legge n.378 che disciplina il prolungamento dell'obbligo, l'osservatorio regionale, i progetti per il recupero-orientamento-nuove opportunità, i passaggi-rientri, i corsi per adulti e studenti lavoratori.

Tra le discipline dell'area comune rimane la geografia (esclusa dal progetto Manzini) e tra le aree di indirizzo è presente l'economico-sociale (nel progetto Manzini la definizione di questo, come di quasi tutti gli aspetti "pratici" della riforma, è delegata al governo).

Ultimo progetto presentato è il ddl 684, di iniziativa socialista, composto di soli 3 articoli, che stabilisce il prolungamento dell'obbligo a 16 anni.

Le vicende politico-giudiziarie della legislatura compattano i due fronti e si arriva alla proposta di legge n.3158 approvata dal Senato il 22 settembre 1993 che raccoglie un po' tutte le esigenze, ma rimane una legge "quadro", con le modalità operative da definirsi in seguito con accordi tra tutti gli enti interessati (articolo 2).

La novità più "curiosa" è quella che, in base alla conclamata autonomia scolastica (articolo 3), consente alle scuole di accettare donazioni fino a 100 milioni (con l'autorizzazione del provveditore agli studi) ed alle aziende di poter dedurre dal reddito d'impresa donazioni "nella misura del 50% della somma erogata, entro il limite del 2% degli utili dichiarati e fino ad un massimo di lire cento milioni" (art.3 comma 15, corsivo nostro).

Alla Camera sono stati apportati alcuni emendamenti non sostanziali, ma la legge non ha raggiunto il traguardo prima della fine della legislatura: 27 marzo 1993.

Ma le modifiche più immediate sembrano essere legate ai provvedimenti di ordine amministrativo (ai fini dichiarati di contenimento della spesa pubblica) che investono tutto il pubblico impiego (col consenso sindacale).(52)

Almeno per ora (aprile 1993), le misure per il personale della scuola sono state stralciate dal progetto di riforma; ma la situazione di esubero del personale (stante la diminuzione degli iscritti e l'aumento del numero medio di alunni per classe deciso dal ministero (53) ) è destinata ad aggravarsi, in assenza della riforma.



I C 2 Il dibattito sulla qualità dell'istruzione

In Italia sono circa un centinaio solo le riviste che si occupano di scuola e formazione, sulle quali il dibattito su tale argomento prosegue da anni: non è pertanto possibile, né auspicabile in questa sede, rendere conto dei molteplici aspetti di tale discussione; alcuni punti fermi si devono però fissare, anche per evitare fraintendimenti o pregiudizi ricorrenti.

I.C.2.1 Il problema dell'efficacia/efficienza dei sistemi di istruzione

Secondo una definizione ormai universalmente accettata per efficienza si intende la capacità di ottenere il miglior rapporto tra costi e benefici, per efficacia la capacità di rispondere ai bisogni dei singoli e della società.(54)

C'è abbastanza accordo tra sociologi dell'educazione, sul fatto che il prodotto del sistema educativo non può essere misurato con indicatori esclusivamente quantitativi: "quand'anche fosse possibile misurare con criteri rigorosamente scientifici quanto e che cosa una persona ricava dalla scuola, si potrà collegare queste sue abilità con la riuscita economica e professionale, ma non con la felicità o l'utilità sociale. La qualità dell'istruzione, quindi , è sempre soggettiva, perché va paragonata con le aspettative dei singoli, e relativa, perché va vista nel complessivo contesto storico, sociale ed economico".(55)

E' possibile tuttavia analizzare una serie di indicatori di performances e/o applicare modelli generali di struttura e funzionamento delle organizzazioni complesse al sistema scolastico (vedi scheda I.29 sull'ITSOS di Cernusco).

Si possono ad esempio registrare le ripetenze o gli abbandoni (in proposito vedi i dati alla sezione I.B); si può vedere il grado di utilizzo delle risorse umane (nella scuola non esiste una carriera per gli insegnanti, ma solo livelli retributivi del tutto automatici); la cronica mancanza di risorse finanziarie(ma, soprattutto, la mancanza di un modello strategico di investimento che non si limiti ai soliti irrisori contributi "a pioggia"); la assenza di una seria politica di formazione dei docenti (vedi oltre).

I.C.2.2 Formazione e aggiornamento

Sulla necessità di una formazione universitaria di base per tutti i docenti (anche di scuola materna ed elementare) si era già espresso il D.P.R. 417/1974 (quello sullo stato giuridico degli insegnanti), tesi ripresa e sviluppata dalla legge 341/1990 sui nuovi ordinamenti didattici dell'Università.(56)

Finora però, non è ancora chiaro se tale compito debba venire affidato alle c.d. "lauree brevi", ad un corso di laurea specifico (ma non si vede come convogliarvi i "contenuti", vale a dire le diverse "materie" di insegnamento); oppure ad un corso di specializzazione post-laurea (dottorato di docenza ?).



Quanto alla formazione "in servizio", cioè di quegli insegnanti già assunti, ad essa sono preposti molteplici organismi: Ministero P.I., IRRSAE, CEDE, Biblioteca di Documentazione Pedagogica, provveditorati, Università, Associazioni professionali, enti culturali, organizzazioni sindacali, enti locali.

Questo ha comportato sovrapposizioni, ma soprattutto casualità nell'intervento cui neppure la recente legge sull''aggiornamento (che lo rende obbligatorio per tutti gli insegnanti), ha posto ordine.(vedi scheda I.30) .(57)

L'unico intervento organico e finalizzato si può considerare quello voluto dal ministro Falcucci per il Piano Nazionale Informatico che, con un meccanismo "a cascata", ha coinvolto tutti i docenti di matematica e fisica delle superiori (ma ha avuto il limite di lasciare al singolo insegnante la decisione di inserirsi o meno nella riforma del curricolo).

I.C.2 Conclusioni

Centrale a questo proposito è il testo di Bottani (58) che nasce da un confronto autorevole, tra esperti di educazione, all'interno dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Il libro tratta principalmente della scuola dell'obbligo, dove sono intervenuti, anche in Italia, i mutamenti più profondi, ma contiene interessanti conclusioni che valgono anche per la scuola superiore.

Va precisato anzitutto come misurare la qualità dell'istruzione: non è possibile inferirla da test sulle conoscenze degli studenti;(59)

tali conoscenze sono più o meno le stesse in tutti i paesi industrializzati (a eccezione degli Stati Uniti dove è inferiore);

non c'è differenza tra sistemi più selettivi e meno selettivi;

il maggiore o minore grado di scolarità non influisce sul rendimento degli alunni migliori.(60)



La conclusione di Jenks è quasi ironica: le caratteristiche della produzione di una scuola dipendono in gran parte da un solo fattore, e cioè dalle caratteristiche degli alunni che frequentano quella scuola. (61)

Qualsiasi altro elemento - il bilancio della scuola, la sua politica, le caratteristiche dei suoi docenti- o è secondario o è privo di importanza. (62)

Pertanto "invece di valutare le scuole in funzione dei loro effetti a lunga scadenza sugli studenti (effetti che sembrano essere relativamente uniformi), pensiamo che sia preferibile valutarle in funzione della loro influenza immediata su docenti e alunni, che sembra molto più variabile. Certe scuole sono noiose, deprimenti, talora persino ripugnanti, mentre altre sono vivaci accoglienti, rassicuranti. l'eliminazione di queste differenze non contribuirebbe molto a rendere gli adulti più uguali, ma contribuirebbe enormemente a rendere più uguale la qualità della vita dei bambini e dei docenti" (63).

Per quanto riguarda l'Italia ( conclude Bottani: p. 206) le istanze utilitaristiche, le preoccupazioni di breve periodo, le finalità pratiche, ampiamente privilegiate dalle politiche scolastiche del dopoguerra, non si conciliano con un concetto di istruzione disinteressata, fine a se stessa, perseguita per il valore della conoscenza in quanto tale e non per le prospettive di carriera o quelle di lauti guadagni. Per rendere l'istruzione piacevole ed il lavoro intellettuale attraente e stimolante, occorre seguire un'altra via, impostare riforme che proteggano le scuole dalle interferenze esterne (familiari, politiche, padronali), scindere la vita scolastica dal mondo circostante, trasformare le scuole in un ambiente sereno, farle diventare laboratori culturali e sociali.(64)



I.C.3 La formazione professionale

La legislazione in merito si fonda anzitutto sull'art.35 della Costituzione, dove, al secondo comma, si afferma che la Repubblica "cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori"; poi all'art.117 in cui affida alle Regioni le competenze in materia. Poiché l'istituzione delle Regioni avviene tardivamente, bisognerà aspettare il 1977, col Dpr 616, dove si attribuiscono loro "i servizi e le attività destinate...al perfezionamento, alla riqualificazione professionale, per qualsiasi attività professionale e per qualsiasi finalità, compresa la formazione continua, permanente, ricorrente". (65)

Il quadro che se ne ricava porta ad alcune considerazioni: la Regione diventa l'attore principale delle attività di formazione professionale in ogni sua accezione, iniziale e continua, livello base e superiore. L'esclusione della possibilità di rilascio di titoli diviene così sintomatica di una considerazione legislativa della F.P.. come attività ben distinta da quella di istruzione pubblica.

Nella congenita ed ovvia funzione di trait-d'union fra mondo della scuola e mondo del lavoro, la F.P.. viene così di fatto chiaramente sbilanciata verso il secondo (vedremo le conferme legislative a questo assunto nella legge quadro 845/78), diventando, anche nella considerazione comune, soprattutto uno strumento di politica del lavoro. (66)

La citata legge 845/78 fissa le competenze centrali e periferiche: viene affidato al ministero del lavoro il compito di indirizzo e di controllo; le relazioni con gli organismi comunitari; l'assistenza tecnica ed il finanziamento in particolari situazioni di crisi occupazionale.

Nello svolgimento di queste funzioni, il Ministero si avvale della collaborazione tecnica e scientifica dell'Istituto per lo Sviluppo della Formazione dei Lavoratori (ISFOL, vedi scheda I.31); lo stesso ISFOL e, separatamente, le Regioni sono tenute a inoltrare al ministero una relazione sullo stato e sulle previsioni delle attività di formazione professionale. (67)

Alle Regioni si richiede che i percorsi formativi non si sovrappongano, o contrappongano ai programmi scolastici, dovendo, al contrario, costituirne un allargamento ed un completamento...

Come interlocutori necessari per la definizione di una corretta programmazione vengono allora identificati le forze sociali, gli enti locali e gli uffici periferici dei Ministeri del lavoro e della pubblica istruzione...

Per forze sociali si intendono organismi "emanazione" delle organizzazioni democratiche e nazionali dei lavoratori indipendenti e autonomi, degli imprenditori, o di associazioni con finalità formative e sociali, o di imprese e loro consorzi, o del movimento cooperativo...



Indistintamente tutti questi enti devono possedere, tra gli altri, alcuni requisiti di idoneità:

-avere come fine la formazione professionale, e cioè essere strutture operanti ad hoc nella formazione;

-disporre di strutture, capacità organizzative e strutture idonee;

-non avere fine di lucro;

-garantire il controllo sociale delle attività. (68)

Per il finanziamento, da una parte le Regioni possono attingere alle loro entrate ordinarie o a quelle del Fondo Sociale Europeo, che però provvede solo per il 50% del finanziamento (vedi in tabella I.34 l'entità dei contributi per l'Italia).



1. La valutazione del sistema di formazione professionale

La critica più diffusa ai Centri di Formazione Professionale è quella di essere stati abituati ad operare in mercati "protetti" (clienti garantiti dalla dinamica sociale, domande di servizi poco sofisticate, finalità istituzionali confuse tra professionalizzazione e assistenza); in altri termini, non si sono dotati di strumenti e strutture capaci di dialogare con il contesto e recepirne gli stimoli per elaborare proposte. (69)

Il problema è aggravato dalla generale scarsità di risorse pubbliche (e dalle illegalità emerse recentemente nel settore) e dalla maggior rigidità delle norme CEE che richiedono, per fornire il finanziamento, un maggiore impegno nella progettazione e nella verifica dei risultati conseguiti.

La verifica (come già visto per l'istruzione superiore) può essere compiuta in termini di efficacia (raggiungimento degli obiettivi previsti) e/o efficienza (rapporto costi-benefici); tra gli obiettivi possiamo individuare quelli occupazionali (trovare un lavoro in seguito al corso), quelli professionali (migliorare la propria posizione sul lavoro), quelli didattici (apprendimento di nuove abilità).

Più difficile diventa il valutare l'efficienza perché (come accade in tutti i servizi sociali) i benefici prodotti non ricadono sul sistema che li ha prodotti (in questo caso il sistema formativo, ma lo stesso discorso vale per la scuola in genere o per la sanità) ma sulla società in genere (in termini di maggiore/migliore produttività).

Senza quindi volere entrare nel merito della loro coerenza rispetto ad un programma (comunitario o regionale), vale però la pena di vedere su quali linee ci si stia muovendo in Emilia-Romagna. (70)

Dalla tabella I.35, si può vedere sia l'entità numerica dei frequentanti tali corsi, distinti per sesso, sia la ripartizione per settore di tali corsi: largamente maggioritari risultano i corsi di base (almeno fino all' 89) e quelli di aggiornamento sul lavoro con i maschi orientati prevalentemente verso industria e artigianato e le femmine verso il terziario.(71)

Questo panorama si sta rapidamente evolvendo, sia per gli stimoli che vengono da parte del sistema scolastico (riforma e progetto '92), sia, soprattutto, dalle esigenze del mercato del lavoro (formazione continua, riqualificazione dei lavoratori disoccupati, contratti di formazione-lavoro [ vedi capitolo seguente]).



1. Vanno in questa direzione sia gli studi negli Stati Uniti, ad opera di Lester Ward e John Dewey, sia quelli europei di Emile Durkheim e Max Weber.

2. In altre parole, fino a che punto la scuola si fa veicolo di consenso sociale (Cfr.M.Barbagli e M.Dei, Le vestali della classe media, Bologna, Il Mulino, 1969) e fino a che punto chi la frequenta fino alla laurea viene premiato sia in termini di retribuzione sia di ascesa sociale.

3. Moscati R.,"Tendenze della sociologia dell'educazione...", in Moscati R. (a cura di), La sociologia dell'educazione in Italia, Zanichelli, Bologna, 1989

4. Persino il nostro Alberoni nel suo Classi e generazioni,Il MUlino, Bologna 1970, proponeva almeno di spezzare il periodo dell'apprendimento in due parti, inframmezzandovi periodi di lavoro.

5. Moscati R., op.cit., p.XVIII

6. Cesareo V., La scuola tra crisi e utopia, Brescia, La Scuola, 1974, p.45

7. Progetto Scuola 1991-1995. pubblicazione ciclostilata, p.3

8. Regione Emilia-Romagna 1991: p.211

9. Le notizie "storiche" sono riportate dalla Tesi di laurea di Giatti Paolo A.A.1977/78: p.162

10. Dal 93/94 è iniziata anche nel triennio: in pratica dalla prima alla quinta sono previste 5 ore di matematica e informatica e 3 di fisica per classe, con tendenza alla "verticalizzazione" dell'insegnamento (in pratica la divisione delle cattedre tra matematica e fisica)

11. Amm.ne Prov.le di Ferrara, cit. pp.21 e 22

12. si definisce così, nel linguaggio burocratico, il" facente funzioni del preside" ; mentre per i professionali si parla di "coordinatore"

13. l'esperienza di seguito descritta è contenuta in un' intervista, registrata il 3-6-1992, a Ettore Campi, responsabile dal 1981 al 1985 della sede di Bondeno

14. già allora l'indirizzo linguistico era presente a Finale Emilia e a Ferrara presso l'Istituto "Canonici Mattei"; fu poi attivato anche al Classico e alle magistrali "S.Vincenzo"

15. Progetto Scuola, cit.,p.22

16. Si ringrazia , per queste informazioni, il personale non docente della sede di Bondeno

17. Per queste notizie si ringrazia la coordinatrice Prof.Beatrice Fini

18. Amm.ne Prov.le di Ferrara, Op.cit, p.42

19. le informazioni seguenti sono state fornite da Renzo Roversi, coordinatore in quell'anno

20. Quando non diversamente citato, le notizie di questo paragrafo derivano da due colloqui-intervista con l'attuale direttore del centro Ing.Carlo Bonora

21. relativamente all'a.s.90/91 secondo il citato documento dell'ass.to P.I. del Comune di Bondeno

22. CENSIS, 1991: p.218

23. Va spiegato che tale strumento non fotografa una situazione in divenire (non si seguono realmente 100 ragazzi per 10 anni, si limita ad "inferire" un modello dinamico da una immagine statica), ma, pur con questi limiti è abbastanza verosimile (ammesso che la laurea sia un "traguardo").

24. Chi vuole può fare anche altri confronti: ad esempio sulle scelte scolastiche per tipo di scuola, sugli esiti universitari a seconda della facoltà frequentata ecc. (si tenga solo presente che le frecce indicano il dato cui si riferisce la percentuale seguente)

25. I dati più recenti, forniti dal Provveditorato, confermano questa tendenza:gli iscritti alla classe prima degli istituti superiori in provincia di Ferrara sono 3.772 per l'a.s.90/91; 3.641 per il 91/92; 3.212 (pre-iscrizioni) per il 92/93

26. AMM.NE PROV.LE DI FERRARA, Assessorato Sport e tempo libero (a cura di Pavanelli Massimo), materiale ciclostilato, 1990

27. Infatti gli iscritti alla locale scuola media nel 93/94 sono 346

28. Altre note alla tabella 15: gli iscritti al classico comprendono anche quelli della sede di Cento; il linguistico comprende Canonici "Mattei e S.Vincenzo"; le magistrali comprendono anche gli iscritti alla scuola magistrale; gli ITI comprendono Itis, Itip e Itis di Cento ; mancano quelli iscritti al Conservatorio e alla scuola Leopardi.

29. a parte il carattere "campanilistico" che contraddistingue i comuni italiani è abbastanza evidente che i Centesi hanno cercato di valorizzare ciò che possedevano (scuole, industria, terziario, ospedale, teatro); mentre i Bondenesi hanno amato criticare ciò che possedevano.

30. in realtà Bondeno appartiene al distretto di Ferrara (cui vanno ascritti i suoi 149 alunni); quanto al flusso da Cento, esso comprende i comuni di Mirabello e S.Agostino.

31. Rispetto al 90/91 i docenti sarebbero in calo solo alle medie (-5.659), scontando anche l'unificazione delle cattedre di Educazione tecnica ed Educazione fisica; in crescita negli altri ordini di scuola.

32. da notizie giornalistiche sembra però che solo un terzo degli insegnanti che l'avevano richiesta sia stato accolto dalle altre : amministrazioni: in tutto circa 20.000 insegnanti

33. regolamentata dalla legge 20 maggio 1982 n.270, stabilisce una quota di insegnanti in soprannumero, ripartiti per provincia ed ordine di scuola, che possono essere utilizzati per attività di insegnamento "collaterali": ad es. La C.M. del 5 maggio 1992 indica "iniziative di scuola a tempo prolungato, educazione degli adulti, integrazione alunni handicappati o extra-comunitari.

34. sono le c.d."pensioni-baby", forse anche perché l'importo dello stipendio e dell'indennità integrativa speciale (contingenza) è ridotto proporzionalmente

35. Scuola autonoma ferrarese, n.3 aprile '92

36. Fino al 1969 solo i licei e alcuni istituti tecnici permettevano l'accesso all'Università; la riforma successiva ha dato la possibilità a tutti gli ordini di scuola di completare un corso di studi quinquennale e di accedere poi a qualsiasi facoltà universitaria.

37. Fonte: elaborazione propria su dati dell'Aministrazione Provinciale di Ferrara

38. Ferro S., "Istanze innovative e sperimentazione nell'istruzione secondaria superiore", in Annali della Pubblica Istruzione n.1-2 gennaio-aprile 1991 pp.181-191

39. Novati L., "Prospettive per un anno" in Giornale della Libreria n.1/1993 pp.2-6

40. Fonte: Innovazione educativa, anno XII n.2-3, marzo giugno 1992

41. Assessorato Provinciale Formazione Professionale, Quaderni della provincia di Ferrara, n.44, 1989 p.46

42. Assessorato Provinciale Formazione Professionale, Quaderni della provincia di Ferrara, n.38, 1988, p.29

43. Bonora C., "Il ciclo produttivo della formazione professionale", in Annuario Economico Ferrarese 1989, CDS, Ferrara pp.431-2

44. Fonte: "SPIO orienta", bollettino di informazione dell'Amministrazione Provinciale di Ferrara

45. E' una pubblicazione distribuita gratuitamente agli studenti licenziati dalla media inferiore a cura di Provincia e Comune di Ferrara, dei distretti scolastici del medesimo territorio e dell'Unione Industriali di Ferrara

46. Gozzer G., La riforma assurda della secondaria superiore, Armando, Roma, 1982

47. la questione può sembrare di scarsa importanza, ma se si riflette che sono le Regioni ad occuparsi di Formazione Professionale, anche attraverso enti gestori (ACLI, Sindacati), si capisce chiaramente come tale scelta abbia degli immediati risvolti economici.

48. una efficace descrizione dell'accaduto si trova in Benadusi L., La non decisione politica, La Nuova Italia, Firenze, 1989

49. Benadusi, cit, p.169

50. Progetto giovani, autonomia scolastica, educazione ambientale, prevenzione tossicodipendenze, handicap ecc.)

51. Il testo della legge è tratto da Annali della P.I., n.2 marzo aprile 1992

52. è stato del resto su una proposta esplicita della CGIL che sono stati tagliati 450 miliardi (dei previsti 500), nella scuola (Stefano Patriarca, responsabile economico della CGIL, in un'intervista a Repubblica del 30/9/1992)

53. la legge 412/1991 ne indicava l'applicazione con gradualità nell'arco di tre anni, ma, nell'agosto 1993, il ministro Jervolino ne ha anticipato l'applicazione a quest'anno scolastico 93/94 (il famoso "decreto tagliaclassi")

54. Ribolzi L., "Innovazione e redditività nei sistemi scolastici" in Livolsi M. (a cura di), Un modello per la scuola, La nuova Italia, Firenze,1991, p.129

55. Ribolzi,ibidem, p.130 (sottolineatura mia)

56. Santelli Beccegato L.,"La formazione di massa degli insegnanti" in Annali della P.I. n.4 luglio-agosto 1991 pp.354-363

57. Un significativo esempio di cosa intenda il Ministero per aggiornamento è dato dalla C.M. 272 del 23 settembre 1992 dove, proprio a proposito dell'Istruzione Professionale e del Progetto '92, viene inviato a ciascun docente un pacchetto con videocassetta + due opuscoli illustrativi e a ciascuna scuola (bisogna risparmiare) un floppy disk con il testo dell'opuscolo e un volumetto in lingua inglese sui cambiamenti nell'istruzione professionale

58. Bottani N., La ricreazione è finita, Il mulino, Bologna, 1986

59. negli Stati Uniti è obbligatoria una certa soglia in un test trimestrale, uguale in tutte le scuole, ai fini di ottenere o meno il finanziamento dello stato: uno studio diJencks afferma che "l'eguaglianza di qualità dei licei ridurrebbe al massimo dell' 1% la disparità delle conoscenze"

60. cioè, confrontando la Germania (dove il 9% degli studenti arriva alla maturità) con gli Stati Uniti (dove arriva il 75%), la media dei risultati dei migliori alunni non differiva in modo significativo. Questa potrebbe essere la risposta a coloro che, in Italia, considerano in relazione inversa il numero degli allievi e la qualità dell'istruzione.

61. Se questo è vero anche per l'Italia, diventa illuminante in proposito la tabella seguente (fonte Giannarelli "La scuola dinanzi ai numeri e dietro i numeri" in Nuova secondaria n.5, gennaio 1992, p.11 )

62. Bottani, Op.cit, p.196

63. Bottani, Op.cit, p.207

64. Il passo tradisce l'origine svizzera dell'autore (e l'educazione Montessoriana là praticata); in Italia la scuola (specialmente il liceo) è da sempre un mondo "separato e protetto", ma non assomiglia molto ad un "laboratorio" se non nel senso "carcerario" del termine.

65. Avveduto S.-Moscati R., Oltre la laurea.Nuove possibilità educative nel sistema formativo che cambia, Milano,Angeli,1992 p.41

66. Ibidem, p.41

67. Ibidem, p.46

68. Ibidem, p.49

69. ISFOL, Rapporto 1990, Angeli,1990, p.57

70. Osservatorio del mercato del lavoro, Scuola formazione professionale e mercato del lavoro. Rapporto 1991, CLUEB Bologna

71. per corsi legati a particolari leggi dello Stato, si intendono, ad es., quelli abilitanti all'esercizio del commercio, per agenti o rappresentanti ecc.