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Saggi: L'illusione economica Postato il Giovedì, 01 settembre @ 10:39:42 CEST
Argomento: Cultura
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In
questo articolo riprendiamo alcune considerazioni di Todd (cfr.
articolo sul declino dell'impero americano), stavolta centrate
sull'aspetto economico. La tesi di Todd è che si è passati da una
ideologia sostanzialmente egualitaria,affermatasi negli anni '60, ad
una profondamente disugualitaria e questo deriva dall'imporsi della
teoria del libero scambio.
"Come si è visto, le conseguenze
disugualitarie del libero scambio sono immediate, evidenti, facili da
prevedere. Volere o accettare il libero scambio equivale a volere o
accettare la disuguaglianza. È la conversione della società americana
all'ideologia antiugualitaria, derivante dalla sua nuova
stratificazione culturale, che ha determinato la scelta e la
persistenza dell'apertura commerciale. Il liberoscambismo, con la sua
passione per i redditi elevati e la riduzione della progressività della
tassazione, non è che uno dei mezzi con i quali la società americana
realizza il suo nuovo ideale di disuguaglianza. È per questo che
l'ideologia antiugualitaria non si esprime soltanto nel libero scambio,
né in semplici fenomeni economici: gli anni 1963-1970 costituiscono una
svolta nella storia ideologica della società americana. È in quegli
anni che si sgretola l'ideale di assimilazione ugualitaria e ha inizio
la rivendicazione multi-culturalista, che insiste sulla natura
insormontabile delle differenze etniche. Beyond thè Melting Pot di
Nathan Glazer e Patrick Moynihan, che lancia questo tema confrontando
gli irlandesi, gli ebrei, gli italiani, i neri e i portoricani di New
York, risale al 1963. L'offensiva culturale contro l'ideale di
uguaglianza precede l'affermazione del libero scambio assoluto. La
disuguaglianza economica non è che una manifestazione fra le altre, la
più cosciente, quella meglio misurabile, dell'ascesa del nuovo
subconscio disugualitario."
E.Todd, L'illusione economica, p.179
Inutile dire che questo discorso, col consueto scarto temporale, vale
anche per L'Italia e naturalmente quello che rende sopportabile questa
idea è "l'illusione" di essere tra i previlegiati o di potervi
rientrare, anche se i dati oggettivi testimoniano chiaramente di uno
slittamento verso il basso dei redditi delle classi medie. Senza
contare che l'affermarsi della teoria della disuguaglianza porta a una
lotta di tutti contro tutti che isola l'individuo rendendolo insicuro e
la mancanza di valori collettivi condivisi sgretola qualsiasi
istituzione: lo stato, la scuola, la famiglia....
Quello che meraviglia Todd, a questo punto, è la cecità degli individui
(pur sviati dei media) di fronte ad uno stato di cose sicuramente
deleterio per loro e ne individua la causa nel subconscio umano. "L'uomo
è dunque l'animale che vuole sapere. Ma è anche, per una fondamentale,
inestricabile ambivalenza, l'animale che non vuole sapere, che per
vivere tranquillamente l'esistenza terrena deve dimenticare
l'essenziale: l'ineluttabilità della sua stessa morte. L'uomo è capace
di negare in qualsiasi momento la realtà, di mentire a se stesso, per
"funzionare" in modo soddisfacente. È per questo che l'inconscio, come
ha sottolineato Freud, ignora la propria morte. Un uomo efficiente è
fatto, psicologicamente e biologicamente, in modo da non pensare quasi
mai all'essenziale, la propria scomparsa. Sarebbe dunque del tutto
assurdo considerare straordinario, inverosimile, stupefacente il
fenomeno della cecità. Si deve al contrario ammettere l'esistenza,
nell'intimo dell'essere umano, di una sorta di predisposizione genetica
alla negazione della realtà, capace di generare l'illusione necessaria
alla vita. Distolta dal suo fine principale, questa predisposizione
così utile autorizza altre negazioni della realtà. Ogni situazione
percepita come troppo complessa, troppo penosa, troppo minacciosa,
viene aggirata, vanificata, negata. La crisi di civiltà che viviamo è
una situazione di questo tipo, che attiva potentemente, in seno
all'elite occidentale, la predisposizione biologica e intellettuale a
negare la realtà.
Il declino delle credenze collettive, in quanto l'isola l'individuo
nella sua paura, rivela questa sostanziale fragilità. Si può perfino
dire che l'accresce. Ogni credenza collettiva è una struttura di
eternità che definisce un gruppo capace di perpetuarsi al di là della
vita individuale. Una delle sue funzioni essenziali è il superamento
del senso di finitezza dell'individuo. Se il gruppo viene eliminato,
l'individuo ricade in preda dell'intollerabile consapevolezza della
propria fine ineluttabile, e deve entrare in azione la predisposizione
umana a fuggire dalla realtà. Al di fuori delle credenze collettive, il
lungo termine non ha più senso. Può prevalere la preferenza degli
uomini, delle società e delle economie per il breve termine.
Nel cuore della crisi dobbiamo dunque individuare l'affossamento delle
credenze collettive e, in particolare, dell'idea di nazione. Possiamo
constatare nella realtà che il tracollo dell'inquadramento sociale e
psicologico non ha condotto gli individui alla liberazione e allo
sviluppo ma, al contrario, a una condizione in cui sono schiacciati da
un senso di impotenza". |
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